Mauro e Franca Bernasconi

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Mari da scoprire

Le profondità del Mare sono un buon posto per meditare per riflettere sui mutamenti del tempo un luogo ideale per ricaricarsi di energia per ricominciare a sognare, creare, inventare… e poi riemergere e avviarci su altre rotte verso nuove mete…

 


Mediterraneo

È qui che solitamente i sommozzatori “di lago” ricevono “il battesimo del mare”. E come ogni mare ha le sue caratteristiche e il suo fascino, per la particolarità delle creature che lo popolano, spesso situate a notevoli profondità, e per l’elevato numero di relitti che le guerre o altre sciagure hanno lasciato nei suoi fondali.

Mar Rosso

Questo mare non necessita certo di presentazioni: le lontane catene montuose vibrano nel calore del deserto, che scivola dolcemente nel mare, di un incredibile colore turchese: paesaggi superati in bellezza solo dai fondali di grande ricchezza. Con il passare degli anni è vero che la pesante mano umana ha lasciato anche qui il segno! C’è da sperare che la natura e il mare riescano ad avere la meglio! I relitti sono testimonianze di tragedie avvenute in circostanze diverse. Le cause dei naufragi? Il mare in burrasca, la barriera corallina a fior d’acqua, oppure la guerra… ma sempre ancora il mare ha saputo tramutare i relitti in luoghi privilegiati, nuove barriere coralline, dove innumerevoli vite marine trovano rifugio.

Canada-Vancouver Island

Questa grande isola ricoperta da foreste, situata nell’Oceano Pacifico, si estende per 450 km lungo la costa della Colombia Britannica. La strada termina a Port Hardy, la cittadina più a nord dell’isola. Da qui si prende il mare per luoghi di solitudine e silenzio, qualche volta approdando su un’isoletta, come a God’s Pocket. Tra le nebbie del mattino e le brume della sera, il mare è a volte immobile. Sotto la superficie grigio-argentea come il mercurio, vi è un’esplosione di vita e di colori.
 

California-Catalina Island

La costa Californiana e le sue Channel Islands, sono luoghi tra i più suggestivi da noi visitati. L’Isola S.Catalina, al largo di Los Angeles è stata, nel 1990, la nostra prima méta subacquea a quelle latitudini e, ancora oggi, la ricordiamo come uno dei più bei fondali marini. Le maestose foreste di Kelp, tra luci e ombre, raggi di luce, branchi di pesci argentei, bellissimi nudibranchi, il brillante pesce Garibaldi, le razze, gli squali-angelo e tutta la variegata fauna nascosta tra le fronde in perenne armonioso movimento, ci hanno affascinati. Unico ma fantastico, l’ incontro con la cernia nera (oltre 2.5 m di lunghezza e 250 kg di peso) e, più al largo, con gli squali azzurri.
Ci siamo tornati in seguito più volte, per visitare altri fondali – S.Barbara, S.Clemente, Anacapa – e la spettacolare fossa oceanica di Monterey. Da questa fossa profonda risale una corrente carica di nutrimento, ciò che rende la zona particolarmente ricca di vita marina, e anche di altri animali legati al mare come otarie, foche e lontre.

Papua Nuova Guinea 

Durante i primi due viaggi in Papua Nuova Guinea (1994-1996) ci siamo immersi nei fondali di Milne Bay e dell’Arcipelago d’Entrecasteau a bordo del mitico “Telita”. Siamo tornati in seguito più volte per soggiornare di nuovo nell’accogliente Walindi Plantation e visitare, a bordo del “Febrina”: Kimbe Bay, Kavieng, le isole Father e Witu. Partendo da Madang il “Golden Dawn” ci ha fatto scoprire le isole del Nord e dall’isola di Loloata abbiamo visitato i luoghi più a sud.
Di tutti i fondali tropicali visti in precedenza, nessuno poteva eguagliare questa zona del globo.
Tutto era di una strepitosa bellezza. La varietà e la densità di specie era al di sopra di ogni aspettativa. La dimensione di gorgonie, spugne e coralli superava ogni immaginazione.
Poter vivere simili esperienze è stato un grande privilegio.

Papua Nuova Guinea – Sing Sing

Nel 1994 abbiamo visitato per la prima volta la Papua Nuova Guinea. Ci sembrava di essere in un continente a sé stante, totalmente diverso da tutto quello che conoscevamo, se non fosse stato per la presenza di numerosi australiani, residenti qui da tempo. Tuttavia, gran parte del territorio era ancora poco conosciuto, talune aree erano ancora vergini e la popolazione indigena viveva su isole remote o in villaggi discosti nelle montagne. Il Paese era per lo più privo di strutture atte ad ospitare i visitatori ed era necessario disporre di spirito di adattamento e voglia di scoperta.
Abbiamo avuto, solo più tardi, l’opportunità di visitare anche il Sing-Sing sul Mount Hagen, uno spettacolare incontro di numerose tribù, ognuna rappresentata da uomini, donne e bambini nel “costume tribale”, per esibirsi in danze celebrative e di guerra.

Galapagos

L’arcipelago delle Galapagos era una terra ricca e vergine quando, nel 1535, fu scoperta da Fray Tomàs de Berlanga. Anche Charles Darwin vi approdò nel 1835. Tale era la bellezza di quelle isole che i navigatori dell’epoca le chiamarono “Las Encantadas”. Quando la visitammo per la prima volta nel 1984, questo nome calzava ancora, eccome!
Non solo per la loro bellezza, la varietà e le particolarità degli animali che la popolavano, sia a terra che in mare, ma anche per il fascino che l’arcipelago esercitava sui pochi visitatori: era una specie di paradiso terrestre! Tutto in quel luogo suscitava meraviglia e stupore! Gli animali potevano essere avvicinati (sotto l’occhio vigile della guida che ci accompagnava), e non mostravano alcun timore!
Ogni isola aveva un aspetto particolare, suggestivo, maestoso, selvaggio: come la visione mozzafiato dalle alture dell’Isola San Bartolomé o come all’arco di Darwin: una porta spalancata verso il mare infinito.
L’Oceano Pacifico è una massa possente di acque che si rincorrono, salgono dalle profondità, portando nutrimento e cambiamenti repentini di temperatura: un mare maestoso, possente e mutevole.
Se il subacqueo ha la fortuna di trovare l’acqua limpida lo spettacolo e le emozioni forti sono assicurate: dagli squali martello ai pinguini a caccia, dai grandi branchi di pesci alle giocose acrobazie delle otarie.
Siamo tornati alle Galapagos un paio di volte. L’ultima nel 2006.
Nel 1934 era stato creato il Parco nazionale delle Galapagos, con lo scopo di proteggerle, cosa che incontrò molte difficoltà. Nel 1978 le Galapagos vennero dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Non si è però riusciti a fermare le flotte da pesca straniere, e ora anche il turismo di massa che arriva a bordo dei grandi transatlantici da crociera.

Messico-Socorro

Per arrivare a Cabo San Lucas, luogo del nostro imbarco, facciamo tappa a Città del Messico, una città grandiosa, che lascia sempre la voglia di tornarci un giorno o l’altro.

Novembre sembra proprio essere il periodo più adatto per immergersi nel Mare di Cortez e assistere al ciclo delle “sardine” che, appena sotto costa, volteggiano a migliaia in un moto perpetuo, come se dovessero seguire una coreografia armoniosa e ipnotica, che si ripete senza fine.
Danno il loro vivace contributo a questo spettacolo le colonie di otarie, sempre curiose e pronte al gioco.

Raggiungiamo l’arcipelago delle isole Revillagigedo (Socorro) dopo una traversata di circa 30 ore. Le isole sono piuttosto spoglie, ma sott’acqua nascondono meraviglie! Le mante giganti che volteggiano al “Boiler” sono uno spettacolo indimenticabile. Il “Boiler” è una gigantesca secca dove si schiantano grandi onde creando un costante ribollimento di schiuma, da cui il suo nome. Le ali delle mante che vivono in quelle acque possono raggiungere un’ampiezza di 6-7m e conferiscono loro un movimento lento ed elegante. Non temono le bolle dei sommozzatori, anzi si direbbe che gradiscono il “solletico” che queste provocano loro. I loro passaggi, ora vicinissimi oppure a discreta distanza, ci costringono a seguirle non solo con gli occhi, e si vorrebbe che questo gioco non finisse mai!

Dopo un’altra decina di ore di navigazione raggiungiamo il luogo più selvaggio che si possa immaginare: uno scoglietto ricoperto di guano, nel bel mezzo di un mare senza fine: Roca Partida. Ma non siamo soli! In queste acque la vita abbonda e si possono incontrare “pezzi grossi” come gli squali balena. Il riflesso di un lontano uragano ha portato della sospensione anche in queste acque solitamente chiare, ma per due giorni, 3-4 squali balena ci hanno fatto visite ripetute, nuotandoci accanto lentamente e sparendo nel blu.
C’erano anche delfini, di primo mattino, e parecchi altri squali, mante, branchi di carangidi e pesci da scoglio. Se chiudi gli occhi e ripensi a quei momenti, speri solo di poterci tornare!